giovedì 9 agosto 2012

Il triste caso doping di Alex Schwazer


La vicenda doping di Alex Schwazer ha fatto calare un velo di tristezza e angoscia sui Giochi Olimpici londinesi. Il perché un campione come l’altoatesino abbia deciso di autoflagellarsi con una scelta del genere, procurandosi l’EPO e assumendolo per sedici giorni subito prima del controllo, è in apparenza incomprensibile. In un’affollatissima e drammatica conferenza stampa, Schwazer, in lacrime, ha dichiarato di aver fatto tutto da solo, spiegando che dal 2010 in poi ha vissuto un periodo difficile.

Non amava più il suo sport, ma, invece di smettere, ha provato ad andare avanti per non deludere le aspettative che si erano create intorno a lui, finendo però per commettere un terribile passo falso. Sembra quasi che Alex abbia fatto tutto di proposito per farsi scoprire, e disporre così di una motivazione valida per abbandonare quel mondo della marcia che tante soddisfazioni gli aveva dato ma nel quale non sopportava più di stare.

Perlomeno Schwazer si è assunto le proprie responsabilità. Da sempre siamo abituati ad atleti trovati positivi che gridano al complotto, non accettano le sanzioni, si comportano come se ai loro danni fosse stata commessa un’enorme ingiustizia. Abbiamo decine di esempi in tal senso, in Italia come all’estero, che ottengono quanto meno il risultato di lasciare nell’opinione pubblica il dubbio se abbiano ragione di lamentarsi (quando è quasi sempre lampante che hanno torto). In questo, meglio Schwazer, che ha sbagliato, e della grossissima, ma lo ha subito ammesso.

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